Le emozioni sono indubbiamente il sale dell’esistenza, ti fanno ridere sorridere, ti fanno vedere il celestino che diventa celeste per poi diventare azzurro, non ti scaldano solo le membra ma anche tutto quello che gira intorno!
Le ultime me le ha regalate Giancarlo!
E’ venuto in ditta in avanscoperta, chiedendomi se avessi nulla in contrario a verniciare il suo casco con la bandiera italiana in aerografia.
L’ho guardato come per dirgli “guarda che io non sono nato in Papuasia! La nostra penisola qualche magagna ce l’ha, ma le cose belle le superano di gran lunga!” e mentre Gian continuava a parlarmi la mia mente é ritornata indietro di qualche giorno quando mamma Maria mi ha sfrattato dopo nove mesi, ma io li ci stavo bene ci sarei rimasto volentieri ancora un pochino ma la natura ha deciso diversamente al sesto rintocco della chiesa dei Cappuccini, vale a dire lei sei del mattino, mamma Maria mi ha detto vieni fuori di li che con i tuoi brummmmm brummmm mi hai rotto l’anima, la moto valla a fare fuori di qui!
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Perché mi é venuto in mente questo? Perché la bandiera italiana da ragazzino la ricordo sui teloni degli autocarri Fiat 615, camioncini due assi che all’epoca servivano a tutto, anche alla distribuzione di generi alimentari distribuiti dalla Democrazia Cristiana in periodo di elezioni del dopoguerra, mia mamma mandava a turno me e le mie sorelle per fare scorte.
La bandiera italiana dicevo, ho chiesto a Giancarlo se mi lascaiva libertà di grafica; lui aveva già le idee chiare ma erano differenti dalle mie ed allora ho messo in atto gli insegnamenti del mio maestro di verniciatura che mi ha sempre detto “Leuncin ti al client deve de lon che a vol lur ma come dise ti” traduzione: “Leonardo, al cliente devi sempre dare quello che vuole lui ma come dici tu!” con il tuo modo, la tua voglia di esprimere!
Gian mi ha portato il suo casco in ditta, l’ho verniciato tutto di bianco, il verde della nostra bandiera a sinistra come nell’asta, ma c’era troppo bianco intorno.
Come mio solito l’ho abbandonato, dicendomi “qualche idea verrà fuori”.
Parlandone a casa la mia bella ragazza mi dice: “Ti ricordi le frecce tricolore che abbiamo visto a Iesolo?”. Così pensando agli aerei ho realizzato questo casco.
Sfumarle su un piano di appoggio di dimensioni ridotte come un casco, il bianco sarebbe venuto sporco, poco limpido.
I filetti hanno allora preso corpo, il verde bianco rosso hanno fatto l’immensa gioia di Giancarlo! Così anche la mia!
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