Per l’ultimo lavoro consegnato questa sera, una bici modello Bianchi, realizzata da me, tutta in vernice, scritte comprese, desidero proprio fare il nostalgico, il sentimentale.
D’altronte ai bambini ed a quelli che non lo sono più da un bel pezzo, è permesso di tutto, o quasi.
L’altro giorno, con la mia ragazza, siamo andati a fare due passi a Bra, piccolo centro del Cuneese. La signora vedendo due vigili fermi in moto mi chiede: “Leoncino, ma che moto sono? Premesso che conosco tutte le moto in circolazione dai colori, ahimé non più dal rombo, però moto con quei colori non le avevo mai viste.
Un colpo d’occhio più attento mi ha fatto notare che di certo non era una moto italiana, men che meno un Guzzi, storico mezzo a due ruote della benemerita e non solo.
Erano due Suzuki V Strom 650.
Il mio lato sentimental-nostalgico mi ha fatto tornare indietro di qualche giorno, quando nel mio paesello natio passavo ore a guardare il Guzzi falcone verde, per i carabinieri, blu per la polizia.
Cosa c’entra tutto questo amardcord con l’ultima due ruote consegnata questa sera? C’entra eccome!
Una storia iniziata nel 1885 da Edoardo Bianchi; in questa bella penisola c’è rimasto ben poco, ora le bici con la scritta BIANCHI nasce in Svezia. La fabbrica si chiama Cycleurope. Hanno freddo già al primo giro,
si guardano intorno sperando che qualche italiano le compri subito, in modo che possano tornare a casa.
Pensare che la Bianchi nel 1914 ha sfornato 45.000 biciclette, 1500 moto, 1000 automobili.
Coppi, Gimondi, Pantani ne hanno dato lustro!
Ci sono anche persone semplici che il marchio italiano ce l’hanno nel cuore, come il mio cliente Federico: questa sera orgoglioso, si è portato a casa la sua bici Bianchi verniciata da me, ultimata con trasparente opaco come l’originale; anche le scritte rigorosamente in vernice!
Grazie
Rizzi Vito Leonardo e figli.
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Ecco le foto:
